mercoledì 27 marzo 2013

IL TALENTO DI IMMAGINARE IL NOSTRO FUTURO di William James

Iniziate ad essere ora quello che vorrete divenire d'ora in avanti. Vi chiederete, ma come? La più grande guida del nostro iniziare ad essere è l'immaginazione ovvero l'abilità di sapere scegliere tra le possibilità che ci vengono offerte. Avere l'immaginazione richiede coraggio e impegno, ma allo stesso tempo ci dona speranza, la speranza di poter decidere il nostro destino e che le decisioni che prendiamo si confermeranno giuste in futuro. Per quanto possiamo essere sopraffatti dal nostro mondo, possiamo anche trarne speranza: dalla sua bellezza, dalle promesse, dal semplice fatto che possediamo il talento di immaginare il nostro futuro in mezzo a tutte le possibili vite che scorrono davanti ai nostri occhi. Dobbiamo immaginarla bene la nostra vita, dobbiamo impegnare la nostra coscienza. La coscienza è la voce di Dio, della natura e del cuore degli uomini.
 William James

mercoledì 20 marzo 2013

Tiziano Terzani - Un altro giro di giostra di

Agli inizi degli anni Trenta un avventuroso inglese di nome Paul Brunton fece un lungo viaggio in India sulle tracce della sua sapienza che lui vedeva minacciata dall’irresistibile avanzata della mentalità occidentale.  Brunton incontra un vecchi yogi che nel corso della conversazione gli dice: “Solo quando i sapienti occidentali rinunceranno a inventare macchine che corrono più svelte di quelle che già avete e cominceranno invece a guardare dentro di sé, la vostra razza scoprirà un po’ di vera felicità. Lei non crederà che il viaggiare sempre più velocemente renda la vostra gente più felice?”
Sono passati più di settant’anni. Molti indiani sono capaci ancora oggi a porci quella domanda. Ma noi ce la siamo mai posta?Pare proprio di no, visto che il correre sempre più velocemente è diventato il nostro modo di essere. Tutto è ormai una corsa. Si vive senza fare più attenzione alla vita. Si dorme e non si fa caso a quel che si sogna. Si guarda solo la sveglia. Siamo interessati solo al tempo che passa, a farlo passare, a rimandare a poi quel che si vorrebbe davvero. Sul poi, non sull’ora, si concentra l’attenzione. Nella città in particolare la vita passa senza un solo momento di riflessione, senza un solo momento di quiete che bilanci la continua corsa al fare. Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, di inorridirsi, di commuoversi, di innamorarsi, di stare con se stessi. Le scuse per non fermarsi a chiederci se questo correre ci fa più felici sono migliaia e, se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.

giovedì 14 marzo 2013

CAMPO BASE

Campo base, 12 marzo 2013. 
Dopo mesi di attesa passati a fare programmi, a contemplare la vetta, a coltivare la pazienza bruciati dalla smania di partire, finalmente  c'é una possibilità concreta di lasciare il campo base. Tra non molto sapremo se possiamo smontare le tende, impacchettare le nostre cose e andare.
L'emozione sale e già ci immaginiamo il momento nel quale guarderemo da lontano il campo emozionati e riconoscenti, senza esitazione e rimpianti.  

lunedì 4 marzo 2013

Gibran Khalil Gibran - Il lavoro

Poi un contadino disse: "Parlaci del Lavoro". Ed egli rispose:

Voi lavorate per seguire il cammino della terra e con lo spirito della terra.
Poiché stare in ozio è diventare estraneo alle stagioni, e allontanarsi dal corteo della vita che avanza maestosa e con fiera sottomissione verso l'infinito.
Quando voi lavorate siete un flauto che attraverso la sua anima trasforma in musica il mormorio della vita.
Chi vorrebbe essere una canna muta, quando tutte le altre cantano all'unisono?
Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate compite una parte del sogno più avanzato della terra, che fu assegnata a voi quando quel sogno nacque.
E che sostenendo voi stessi col lavoro amate in verità la vita, e che amare la vita nel lavoro è vivere intimamente con il più intimo segreto della vita.
Ma se nella vostra sofferenza dite che nascere è un tormento e sostentare la carne una maledizione scritta in fronte, io vi rispondo che nulla tranne il sudore della fronte laverà ciò che vi è scritto.
Vi hanno anche detto che la vita è tenebre, e nella vostra stanchezza fate eco a ciò che dissero gli stanchi.
E io vi dico che la vita è davvero oscurità se è priva di slancio e che ogni slancio è cieco se non v'è conoscenza e ogni conoscenza è vana, se non v'è l'operare e
ogni opera è vuota se è priva dell'amore.
Quando operate con amore legate voi a voi stessi l'uno all'altro e a Dio.
Cosa significa operare con amore?
È tessere la stoffa con i fili del cuore, come se anche chi amate dovesse indossarla.
È costruire una casa con affetto, come se anche chi amate dovesse abitarla.
È seminare con dolcezza e mietere il grano con gioia, come se anche chi amate dovesse mangiarne.
È impregnare ogni cosa che plasmate con un soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i beati vi stanno intorno e vi osservano.
Vi ho udito spesso dire, come parlando nel sonno:
"Chi scolpisce nel marmo, e vi ritrova la forma del suo animo, è più nobile di chi ara la terra;
E chi afferra l'arcobaleno e lo distende su una tela nelle sembianze di un uomo, è maggiore di chi fabbrica i sandali per i nostri piedi".
Ma io, non in sonno, ma nella più lucida veglia meridiana, vi dico che il vento non parla più soavemente alle querce giganti che al più minuscolo filo d'erba;
E che grande è soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal suo amore.
L'opera è amore che si fa visibile.
Se non potete lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia.
Perché se fate il pane con indifferenza, farete un pane amaro che nutre solo a metà.
E se spremete l'uva con astio, il vostro astio distillerà un veleno nel vino.
E se anche cantate come angeli, e non amate il canto, chiuderete le orecchie dell'uomo alle voci del giorno e della notte.

LETTORI FISSI