venerdì 14 dicembre 2012

Di che stretta sei?

Da sempre una decisa e amichevole stretta di mano è stata considerata fondamentale per le relazioni professionali e non solo.   Ora uno studio scientifico lo conferma.

C'E' QUELLA del "pesce morto", quella "tritaossa", quella "olandese" o quella "della chiave": sono i più diffusi modi di stringere la mano, gesto che ciascuno di noi compie almeno 15.000 volte nel corso della vita. Da sempre una decisa e amichevole stretta di mano è stata considerata fondamentale per le relazioni professionali e non solo. Persino nell'antichità, aveva un valore simbolico elevato perché serviva a dimostrare che non si avevano armi tra le mani. Ora uno studio che sarà pubblicato a dicembre sul  Journal of Cognitive Neuroscience dimostra in modo scientifico che la stretta di mano è davvero cruciale per la prima impressione tra due individui che non si conoscono. "Grazie ai nostri risultati" ha spiegato Sanda Dolcos del Beckman Institute "ora le persone possono prendere consapevolezza del potere che ha una semplice stretta di mano perché abbiamo visto che non solo rafforza l'impatto positivo dell'approccio tra due persone che non si conoscono, ma diminuisce anche quello negativo".
I risultati. I ricercatori hanno esaminato 18 volontari di entrambi i sessi che hanno guardato e votato dei video che mostravano degli sketch ambientati nel mondo del lavoro, ma senza parole. Sono stati presi in considerazione i risultati della risonanza magnetica funzionale, ma sono state osservate anche la conducibilità della pelle (per esempio, quanto la mano è sudata) e le reazioni comportamentali. I risultati hanno mostrato una maggior propensione all'approccio attivo piuttosto che la tendenza ad evitare i contatti nell'area dell'amigdala e del solco temporale superiore, collegati ad una valutazione positiva della stretta di mano. Inoltre, il nucleo accumbens (una piccola regione ricca di dopamina) che ha un ruolo fondamentale nel comportamento emotivo, nel dolore e nel piacere, ha mostrato una maggior attività durante le scene in cui si mostrava una stretta di mano rispetto a quelle in cui il saluto mancava. Secondo i ricercatori, questa è la dimostrazione scientifica di ciò che fino ad ora sapevamo solo a livello intuitivo.
Di che stretta sei? "Il tipo di stretta che diamo dipende dal rapporto che ciascuno di noi ha con l'altro: c'è chi ha il ruolo dominante e chi, invece, è un tipo sottomesso" spiega Davide Algeri, psicologo di Milano specialista in Terapia Breve Strategica Sistemica. Chi tende a dominare, in genere ha una stretta da "schiaccianoci", cioè forte, molto decisa e in alcuni casi appoggia anche l'altro braccio sulla spalla di chi saluta. "In questi casi" suggerisce lo psicologo "per mettersi sullo stesso piano e comunicare all'altro che non si vuole essere sopraffatti, bisogna provare a dare lo stesso tipo di stretta". Al contrario, chi è insicuro dà una stretta di mano floscia indicativa proprio di una debolezza caratteriale o di una certa sfuggevolezza. "Queste persone porgono solo la punta delle dita perché hanno anche una scarsa fiducia nell'altro e tendono a sfuggire" prosegue l'esperto che sottolinea come molto dipenda anche dalla persona a cui si stringe la mano. Ma qual è la stretta di mano "migliore"? "Quella decisa che denota sicurezza ma se la mano viene stretta eccessivamente è sintomo di aggressività e un po' di esibizionismo".                                      
 di Irma D'Aria (24 ottobre 2012)  Repubblica

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