giovedì 31 luglio 2014

E' PROIBITO di Alfredo Cuervo Barrero

È proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
È proibito non mostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perchè le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle sue mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento
per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.
È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.

lunedì 14 luglio 2014

LASCIAR ANDARE

Lasciar andare non significa non interessarsi,
ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri.
Lasciar andare non significa fregarsene,
ma lasciare che l’esperienza sia consigliera, non le parole.
Lasciar andare non è vittimismo,
ma la profonda certezza che spesso gli effetti non dipendono da noi.
Lasciar andare non corrisponde ad una critica,
ma ad un atto di estrema fiducia.
Lasciar andare non è imporre nuove catene,
ma permettere alla libertà di ognuno di esprimersi.
Lasciar andare non è ancorarsi al passato,
ma vivere pienamente un nuovo futuro.
Lasciar andare non è un atto egoistico,
ma è il coraggio di scoprire il nuovo che si svela di fronte a noi.
Lasciare andare non è dominio e controllo,
ma un atto i fede perché la vita si sveli.
Lasciar andare non è cedere ai fardelli della vita,
ma credere che siamo nati per uno scopo elevato.
Lasciar andare non è soffrire,
ma permettere alla gioia di abitare in noi.
Lasciar andare non è di domani,
ma è di un oggi che aspetta di essere vissuto.
Lasciar andare… libera, purifica, migliora… lasciare andare… è accogliere la gioia.

 Stephen Littleword

giovedì 3 luglio 2014

Ho investito tutto nella dignità dell’essere umano.

 
 
Le ha prese da parte e ha iniziato a raccontare il futuro. Un futuro in cui lui, il fondatore, non ci sarà più: e allora toccherà a loro, le ragazze. «Non sono superstizioso, e ho pensato che è adesso, nel momento del massimo splendore della mia azienda, che dovevo immaginare cosa diventerà nel prossimo secolo». Brunello Cucinelli, il re del cashmere italiano, a sessant’anni compiuti si porta avanti nel passaggio generazionale e dà vita ad un trust di cui sono beneficiarie le figlie Camilla, 32 anni, attualmente nel Cda, e Carolina, la più giovane, 23 anni.  
 
Più che un accordo, un patto di sangue: vi lascio tutto, a condizione che continuiate a seguire il mio esempio. Sting ha dichiarato che agli eredi non «darà neppure un penny». Cucinelli no, ma ha fissato delle regole. Semplici, eppure difficilissime: proteggere l’impresa e la Fondazione, preservare il borgo medioevale di Solomeo, ristrutturato e diventato sede dell’azienda e della famiglia. Soprattutto, alle figlie di Cucinelli, toccherà proseguire quella che l’imprenditore definisce «la nostra filosofia». La stessa che, tre anni fa, l’ha portato a regalare un premio extra di cinque milioni ai dipendenti, poco più di 6 mila euro a testa distribuiti alla vigilia di Natale. «Ho investito tutto nella dignità dell’essere umano», spiega. È per questo che tutti, manager e dipendenti, alle 18 in punto devono essere fuori dall’ufficio.  
«E’ da almeno vent’anni che cerco di immaginare il futuro del mio gruppo».  
 
L’ha fondato lui nel 1978, l’ha visto crescere, trasformarsi in icona del lusso, volare all’estero. Nell’anno terribile 2012 la Brunello Cucinelli è stata l’unica azienda a quotarsi alla Borsa di Milano. Nel bilancio del 2013 la voce ricavi ha sfondato quota 322 milioni di euro. Eppure l’imprenditore sa che restare ai vertici sarà complesso. Ha visto aziende sbranate dalle liti in famiglia, eredi che mandavano in fumo patrimoni. E ha pensato di «blindare» i valori costruiti in una vita. Il patto generazionale, per esempio. «Chi compie sessant’anni non può più ricoprire ruoli da manager, il ruolo diventa quello di consigliere senior - spiega -. È un modo per garantire giovinezza, continuità e contemporaneità. Se sei un bravo maestro e sai insegnare con garbo il giovane che sta al tuo fianco ti ascolterà con lo stesso garbo».  
 
Nei dettagli Cucinelli, che controlla la società attraverso la Fedone Srl (61,5% del capitale della maison della moda) ha istituito un trust irrevocabile, trasferendo ad Esperia Trust Company (del gruppo Banca Esperia), in qualità di trustee, l’intera partecipazione. Come previsto dall’atto di trust è stato nominato un comitato di cinque membri - tra cui le figlie - che affianchi l’amministratore Un «parlamentino» che avrà prevalentemente funzioni consultive. Ma Brunello Cucinelli non ha troppo voglia di raccontare le sfumature legali, i numeri. Per quello ci sono i comunicati, gli analisti. «Stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti. Questo progetto di custodia, che io e mia moglie abbiamo voluto fortemente, è fondamentale: continueremo a realizzare quelle opere che noi definiamo di “abbellimento dell’umanità”. E l’azienda resterà viva».  
 
Giuseppe Bottero - LA STAMPA del 26/6/2014

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