sabato 31 gennaio 2015

CERCASI UOMINI PER VIAGGIO PERICOLOSO di Antonio Zanaboni

"Molti sono convinti che sia sbagliato pensare alla vita come ad un gioco. Io non sono d'accordo. Per me la vita è un grande gioco di squadra che va condotto seguendo le regole dell'equità e della giustizia, e in cui l'obiettivo principale non è la vittoria in sé, ma vincere con onore e nella maniera più pulita. Per arrivarci ci vogliono alcune qualità. Una è la lealtà. Poi c'è la disciplina e l'altruismo. Il coraggio, anche. Una certa dose di ottimismo non guasta. L'intelligenza, certo. E, per finire, la compassione e il cameratismo. "
Sir Ernest Henry Shackleton, 1874 – 1922
 
Qualcuno ha definito l’esploratore inglese Sir Ernest Shackleton, il più grande Leader che Dio abbia mandato sulla terra.
Se non è stato il più grande è certamente stato un modello dal quale possiamo prendere esempio per fronteggiare il cambiamento e le enormi sfide che ci troviamo ad affrontare quotidianamente.
Ernest Shackleton salpò da Londra il 1° agosto del 1914 a bordo dell’Endurance, un veliero 3 alberi dotato di un motore a singola elica, con 27 uomini di equipaggio e l’obiettivo di effettuare la prima traversata del continente antartico.
Il 10 gennaio 1915 la nave raggiunse il mare di Weddell e il 19 dello stesso mese rimase incastrata nel pack.
Il vascello dovette essere abbandonato e poco dopo fu completamente distrutto dalla pressione del ghiaccio. Shackleton fece trasferire l'equipaggio sulla banchisa in un accampamento d'emergenza chiamato "Ocean Camp" dove rimasero fino al 29 dicembre quando si trasferirono, trasportando al traino tre scialuppe di salvataggio, sul un lastrone di banchisa.
Fino all'8 aprile 1916 rimasero sulla lastra di ghiaccio galleggiante e quando questa iniziò a sciogliersi tentarono di raggiungere, a bordo delle scialuppe, l'isola Elephant. Dopo una navigazione disperata nel mare ghiacciato ed in tempesta, raggiunsero l'isola il 15 aprile del 1916 (498º giorno della spedizione). Le probabilità di ritrovamento e soccorso erano pressoché nulle, Shackleton decise quindi di raggiungere, utilizzando la barca di salvataggio in condizioni migliori, la Georgia del Sud (distante circa 1.300 km) insieme a cinque uomini per cercare aiuto. Salparono il 24 aprile e riuscirono ad attraccare nella parte meridionale dell'isola (baia di Re Haakon) dopo 15 giorni di navigazione in condizioni meteorologiche abominevoli.
Shackleton, insieme a Tom Crean e Frank Worsley, impiegò 36 ore per  attraversare a piedi 30 miglia di montagne e ghiacciai inesplorati della Georgia del Sud (fu il primo attraversamento dell'isola) raggiungendo il 20 maggio 1916 la stazione baleniera di Stromness.
Da li organizzò il soccorso degli uomini rimasti sull'isola di Elephant che furono tutti tratti in salvo, al quarto tentativo, il 30 agosto del 1916 col rimorchiatore cileno Yelcho.
Erano passati quasi due anni dal naufragio durante i quali in condizioni estreme, attuò comportamenti che fecero diventare leggendaria la sua leadership tanto da far dire al geologo ed esploratore  britannico  Raymond Priestley:
“Datemi Scott a capo di una spedizione scientifica, Amundsen per un raid rapido ed efficace, ma se siete nelle avversità e non intravedete via d'uscita inginocchiatevi e pregate Dio che vi mandi Shackleton “.

Come poté il grande comandante trasformare una sicura disfatta in un’impresa memorabile? Quali metodi usava per ottenere il massimo dai suoi uomini?
Prima di tutto poneva sempre una grande attenzione alla selezione dell’equipaggio, sosteneva che reclutare una squadra vincente è la prima regola del successo. Lui lo faceva seguendo semplici principi:
  • Reclutare esperti in aree in cui si è carenti.
  • Il vice deve essere leale, condividere le idee della leadership ed essere complementare.
  • Occorre valutare aspetti non convenzionali della personalità dei candidati oltre alle capacità richieste dal compito specifico.
  • Evitare le prime donne ma trovare persone che ambiscano veramente all’incarico, flessibili e disposte anche a fare lavori umili.
  • Preferire gli ottimisti.
  • Essere chiari sul contratto.
Per reclutare l'equipaggio il 1º gennaio 1914  pubblicò un piccolo annuncio su un giornale inglese:
 
Cerchiamo uomini per viaggio pericoloso. Salario basso, freddo pungente, lunghi mesi di buio totale, costante pericolo. Ritorno incerto. Onori e riconoscimenti in caso di successo
 
Risposero incredibilmente oltre 5000 candidati tra i quali vennero scelti i 27 che parteciparono alla spedizione.
Mettere le persone giuste al posto giusto non è sufficiente, ecco i dettami che orientavano la leadership del famoso esploratore che stato il precursore della moderna visione del capo/coach:
  1. Coltiva l’empatia e il senso di responsabilità nei confronti degli altri.
  2.  Trova un modo per volgere a tuo vantaggio battute d’arresto e fallimenti.
  3.  Sii audace nella visione e cauto nella programmazione: osa nuove cose, ma    progettale fin nei minimi dettagli per assicurare alle tue idee un’alta probabilità di successo.
  4. Impara dagli errori passati, tuoi e altrui. Talvolta i migliori insegnanti sono i capi peggiori e le esperienze più negative.
  5. Non insistere mai nel voler raggiungere la meta ad ogni costo. Deve essere conseguita a costi ragionevoli, senza sacrifici eccessivi per la squadra.
  6. Non scontrarti apertamente con i rivali, ma impegnati piuttosto in una competizione leale. Un giorno potresti aver bisogno anche della loro collaborazione.
  7. Tratta tutti con equità, riconoscendo la differenza di grado e di ruolo, assegnando incarichi e carichi di lavoro corretti.
  8. Sii tollerante. Impara a conoscere i punti di forza e di debolezza di ognuno e regola le tue aspettative di conseguenza. Tollerare gli individui può dare risultati molto efficaci, soprattutto nelle situazioni critiche.
  9. Cerca di creare rapporti  di lavoro in cui si valorizzi il lato umano e non solo quello professionale. Fa in modo di conoscere personalmente il maggior numero di persone che lavorano per te e tieni a mente i loro interessi, così da trovare sempre un argomento di conversazione che esuli dalla professione.
  10. Tieni sotto controllo gli scontenti, per limitare il contagio.
  11. Sii prodigo di riconoscimenti verso te stesso e gli altri quando portate a termine un lavoro ben fatto. Uno sguardo di consenso, una pacca sulla schiena o una stretta di mano sincera sono l’espressione, mai fuori moda, di stima personale e gratitudine.
  12. Chiedi consigli per preparare il piano d’azione, fai partecipare tutti alla soluzione, ma alla fine decidi da solo.
  13. Lascia il tempo allo staff per prepararsi a scelte impopolari e allenta la tensione usando l’umorismo.
  14. Affronta i compiti più impegnativi formando squadre diverse per obiettivi diversi, non lasciare dubbi sull’autorità dei team-leader.
  15. Se il piano non funziona, ed è necessario cambiare rotta, l’importante è motivare il cambiamento.
I fattori del successo di Sir Ernest Henry Shackleton furono il suo innato carisma, la costante capacità di dare l’esempio, l’intuito nel scegliere le persone giuste formandole adeguatamente, l’abilità nel creare una squadra coesa e motivata ma il vero segreto del suo successo fu svelato in un intervista nella quale un membro del suo equipaggio dichiarò:
“Per ottenere il meglio da ognuno il comandante non ci comandava, ci guidava.”

domenica 25 gennaio 2015

Sfere di cristallo

Tu non sei come gli altri, Dan, tu fai delle cose, tante cose, e ne immagini ancora delle altre ed è come se non ti bastasse una vita sola per farcele stare tutte. Io non so… a me la vita sembrava già così difficile… sembrava già un’impresa viverla e basta. Ma tu… tu sembra che devi vincerla, la vita, come se fosse una sfida… sembra che devi stravincerla… una cosa del genere. Una roba strana. E’ un po’ come fare tante bocce di cristallo… e grandi… prima o poi te ne scoppia qualcuna… e a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno… Però…
Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato… e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita… non sono quelli gli errori… quella è vita… e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca……. Io questo l’ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro… le sue piccole tristi biglie infrangibili… e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo… sono belle, e a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino… ci si vede dentro tanta di quella roba… è una cosa che ti mette l’allegria addosso… non smetterla mai… e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo… meravigliosa vita. 
A. Baricco - Castelli di rabbia

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