martedì 15 novembre 2011

LA POESIA di Pablo Neruda recitata da Arnoldo Foà

Accadde in quell'età... La poesia venne a cercarmi. Non so da dove sia uscita, da inverno o fiume. Non so come, nè quando, no, non erano voci, non erano parole nè silenzio, ma da una strada mi chiamava, dai rami della notte, bruscamente fra gli altri, fra violente fiamme o ritornando solo, era lì senza volto e mi toccava. Non sapevo che dire, la mia bocca non sapeva nominare, i miei occhi erano ciechi, e qualcosa batteva nel mio cuore, febbre o ali perdute, e mi feci da solo, decifrando quella bruciatura, e scrissi la prima riga incerta, vaga, senza corpo, pura sciocchezza, pura saggezza di chi non sa nulla, e vidi all'improvviso il cielo sgranato e aperto, pianeti, piantagioni palpitanti, ombra ferita, crivellata da frecce, fuoco e fiori, la notte travolgente, l'universo. Ed io, minimo essere, ebbro del grande vuoto costellato, a somiglianza, a immagine del mistero, mi sentii parte pura dell'abisso, ruotai con le stelle, il mio cuore si sparpagliò nel vento.

venerdì 4 novembre 2011

Recensione: PERCHE' MENTIAMO CON GLI OCCHI E CI VERGOGNAMO CON I PIEDI - Allan e Barbara Pease



Forse non tutti sanno che il 60-80% della comunicazione è non verbale. Ovvero, al di là delle parole e dei movimenti consci, occhi, mani, piedi, muscoli facciali... tradiscono in maniera inconsulta pensieri, sensazioni, atteggiamenti.
Perciò, osservando i nostri interlocutori, possiamo facilmente interpretarne desideri e intenzioni, e anche cogliere le dinamiche fondamentali dei rapporti umani, da quelle di potere al corteggiamento, dall'autodifesa alla prevaricazione.
Questo testo vi aiuterà a riconoscere gli indizi e i segnali non verbali che vi vengono lanciati - ma anche quelli che voi date al vostro interlocutore - e a usarli per comunicare in modo efficace e indurre le reazioni che desiderate. Ci sarà sicuramente chi obietterà che lo studio del linguaggio corporeo è solo l'ennesimo tentativo di usare la scienza per dominare gli altri, carpirne pensieri e sentimenti segreti.
Questo libro vi consentirà  di comunicare in modo più efficace, di capire meglio il prossimo e, di conseguenza, voi stessi.
Un birdwatcher non studia gli uccelli per cacciarli e portarseli a casa come trofei; analogamente, la conoscenza del linguaggio corporeo e la capacità di leggerlo trasformano ogni occasione d'incontro in un'esperienza affascinante.
"Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?" - frutto di trent'anni di studio e di esperienza sul campo - vi fornirà il "vocabolario" essenziale per decodificare atteggiamenti e sentimenti altrui. Vi svelerà inoltre perché le persone agiscano talvolta in modo per voi assolutamente incomprensibile e modificherà radicalmente il vostro stesso comportamento."

Allan e Barbara Pease
sono due psicoterapeuti australiani esperti di comu­nicazione e linguaggio del corpo. In patria hanno riscosso un clamoroso successo con lezioni, trasmissioni televisive e seminari dedicati alle relazioni tra i sessi; nel resto del mondo si sono conquistati vastissima riso­nanza grazie agli ormai celeberrimi manuali tradotti in trentasei lingue.

giovedì 20 ottobre 2011

PHILIPPE PETIT - funambolo e pensatore


"I limiti esistono soltanto nell'anima di chi è a corto di sogni".


"...quello che faccio non ha nulla a che vedere con il corpo. Passione, intuizione, ricerca della perfezione, tenacia, amore per qualcosa: tutto questo è frutto della mente. Per camminare su una corda tesa si ha certamente bisogno del corpo, ma prima di tutto è necessario generare una sorpredente energia di solidità e di fede: bisogna credere.
Quando sono sulla fune, quando, dopo aver afferrato la mia asta da equilibrista, sono pronto a partire, devo sapere in anticipo, prima di fare il primo passo, che arriverò dall'altra parte. Se non lo sapessi, fuggirei via perchè sarebbe terrificante.
Questa è fede. Forse è una fede religiosa: di certo ha a che fare con la mente. La mia filosofia è di avere un'idea, un progetto, impegnare la mia mente in qualcosa e poi coinvolgere il corpo, tirandolo per una manica. Il corpo seguirà la mente. Certo, per fare le sue famose dodici piroette Baryshnikov ha bisogno di dodici anni di lavoro, ma è solo un dettaglio. La cosa importante è la mente."


 Philippe Petit ha compiuto delle imprese davvero straordinarie. Tutta la sua vita è stata una continua ricerca della perfezione, sotto la spinta di un'inestinguibile passione. Quale? Quella di avvicinarsi sempre più al cielo, ma tenendo sempre i piedi poggiati "a terra" (si fa per dire...) o, meglio, su una fune o su un cavo d'acciaio. teso all'inverosimile. Prestigiatore, mimo, anche - per un breve periodo - borseggiatore, saltimbanco e, alla fine  funambolo e tutto, sempre, da autodidatta.
Philippe Petit non s'è mai accontentato di fare il semplice funambolo da circo, quello che  tutti abbiamo visto camminare su una fune tesa a sette-dieci metri da terra, ma con la rete di sicurezza distesa al disotto: ha voluto specializzarsi in avventure spettacolari (che lui definisce  semplicemente "passeggiate").
Imprese come - giusto per elencarne alcune -  la traversata sulle cascate del Niagara, oppure la camminata di 800 metri su di una corda tesa - in diagonale e in pendenza - sino al secondo piano della Tour Eiffel, o ancora la traversata dalla sommità di una delle Twin Towers all'altra.
Nel corso della sua vita ha accumulato un numero sorprendente di arresti (alcuni dicono 500) dal momento che queste sue imprese - salvo i rari casi in cui è stato autorizzato preventivamente come nel caso di quella della Tour Eiffel - sono tutte illegali, arresti che sono giunti al compimento dell'impresa, oppure prima.
Ognuna delle sue imprese, come la traversata delle Twin Towers,
quella in assoluto più famosa, richiede progettazione, attenta pianificazione, preparazione tecnica (compreso l'allestimento di tutti i materiali tecnici occorenti, a partire dal cavo che, di volta in volta, in funzione delle caratteristiche della passeggiata (altitudine, forza dei venti, pendenza) deve essere appositamente costruito.
Philippe Petit ha scritto ben tre libri.
Uno, quando ancora aveva 17 anni e quando - come lui stesso afferma - ancora non sapeva nulla degli aspetti pratici del funambolismo e delle intuizioni che vi sono contenute oggi lui stesso non finisce mai di stupirsi, quando gli capita di rileggerlo (Trattato di funambolismo, Ponte alle Grazie, 1999).
Nel secondo volume, Toccare le nuvole. Fra le Twin Towers, i miei ricordi di funambolo (Ponte alle Grazie, 2003), corredato da una serie di illustrazioni (per lo più foto in BN), racconta con ricchezza di dettagli la progettazione, la pianificazione e, infine, la realizzazione della "passeggiata" tra le due Torri del WTC di New York.
Infine, il terzo, Credere nel vuoto (Bollati Boringhieri, 2008), realizzato con il materialr raccolto in occasione di uno degli incontri organizzati da Torino Spiritualità (www.torinospiritualità.org) che si propone "di porre domande che non cercano mai una sola risposta", su temi che intersecano la filosofia, la teologia, la storia delle religioni, la politologia, le scienze  sociali e quelle umane.
Philippe Petit è considerato per le particolarità delle sue scelte e del suo modo di vivere una persona che ha qualcosa da dire a chi si occupa di spiritualità e che non si accontenta di risposte univoche a domande semplici. Ed è più che legittimo attendersi questo da un uomo temprato a camminare vicino al cielo, senza poterlo mai toccare e con il suolo sotto di sé ad un'infinita distanza senza nessuna protezione: un uomo solo tra terra e cielo con la sua immensa fragilità e armato della sua passione e di una forte volontà.
In quest'ultimo libro  (che è la trascrizione esatta della conferenza-incontro con il gruppo torinese, con la moderazione di Michele Serra), Philippe Petit ci spiega  che le sue "passeggiate" sono innanzitutto una faccenda di testa, prima ancora che una performance fisica.  Bisogna innanzitutto volere e credere, è una faccenda di fede, dunque - spiega Petit.
Camminare sul filo, per lui, è una specie di "religio" nel senso dei Latini (dal verbo "religare", cioè unire legando assieme. Nella sua esperienza, Philippe Petit parte da un punto noto e sa che dovrà compiere una traversata sino ad un punto ignoto e che, da quel momento, quei due punti saranno per sempre uniti, anche quando le luci si saranno spente e quel cavo d'acciaio teso sul vuoto, su cui lui ha camminato con semplicità sarà stato smontato.
Nelle semplici parole con cui si esprime, Philippe Petit dimostra di essere davvero un uomo straordinario che ha compiuto imprese storiche e mirabolanti che rimangono per sempre nei nostri cuori, come quella memorabile ed emozionante del 1974 (le Twin Towers). Ora le  torri del WTC non ci sono più, il ricordo della sua impresa rimane e segna  con un marchio profondo di fede e speranza un mondo che questi due valori sembra non possederli più.
Philippe Petit è un uomo interessante e volitivo, anche perchè afferma - con il carisma che gli compete -  che se uno vuole può sviluppare il talento per compiere qualsiasi cosa gli piaccia fare: in altri termini, come affermava con forza anche Lawrence d'Arabia - altro  personaggio straordinario - "Nulla è scritto", mentre ciò che importa veramente nel raggiumento dell'obiettivo che ci si è posto sono la determinazione e l'applicazione, la volontà e la costanza: armati di queste qualità, e avendo anche fede in se stessi, nelle proprie capacità e nelle proprie forze, si può arrivare dovunque. Come insegna Philippe Petit, non tutto si può raggiungere: alcune imprese, lungamente studiate, dopo anni di preparativi si fermano prima della loro realizzazione. Ma è già importante che tutte le energie interiori siano state profuse nella fase della progettazione, anche se poi viene a mancare il segmento finale della performance. in senso stretto. Quell'impresa non compiuta rimarrà come "sogno nel cassetto" e fornirà "carburante" per la progettazione e la realizzazione di altre avventure.
Con le sue parole Philippe Petit ci trasmette un messaggio di grande spiritualità, pur dichiarando di non essere credente nel senso ordinario della parola. Il decano Morton della chiesa newyorkese di Saint John the Divine dove Philippe vive da quasi 25 anni in una parte dell'edificio che il decano gli ha concesso per il suo uso abitativo privato ha detto significativamente di lui: "Philippe non crede in Dio. Dio però crede in Philippe", nel senso che Dio vede il dio che è in in lui.
  
     
 



articolo tratto dal sito http://www.iutaitalia.it/ associazione italiana ultramaratona

martedì 27 settembre 2011

La Mente è più Forte dei Geni - Bruce Lipton


Finora abbiamo creduto di essere vittime dei nostri geni: eravamo convinti che il nostro patrimonio genetico determinava la nostra vita. Lipton in maniera ch...

martedì 20 settembre 2011

Recensione: Nella testa di Steve Jobs di Kahney Leander

Dagli anni Settanta a oggi Steve Jobs ha rivoluzionato l'informatica, il cinema d'animazione e la musica digitale con creazioni che non sono solo campioni di vendite, ma veri e propri oggetti di culto. Non c'è quindi da stupirsi se molti lo venerano come un dio. Oltre che per le geniali intuizioni, Jobs è famoso per la personalità a dir poco difficile: grandissimo egocentrico, fanatico del controllo, autentico sociopatico, di lui si è detto questo e altro. Ma chi è il vero Steve Jobs? Qual è il segreto del suo successo? Questo libro lo spiega addentrandosi nella mente del "papà" del business più clamoroso dei nostri tempi. Jobs è uno spirito elitario ma i suoi prodotti sono "a prova di stupido". È pessimo nel gestire i rapporti umani, eppure riesce a circondarsi dei migliori collaboratori di caratura internazionale. Si professa buddista e antimaterialista ma sforna oggetti di massa dalle fabbriche asiatiche e li promuove grazie a un'impareggiabile padronanza dello strumento di comunicazione più "grossolano", la pubblicità. Da questa lunga serie di contraddizioni Jobs ha tratto una filosofia di business che ha portato la sua azienda a conquistare impensabili traguardi in nuovi mercati, attraverso una reale pratica dell'innovazione. Dalla nascita del primo Mac a quella dell'I-Phone, l'autore ripercorre le tappe della vita professionale e privata di Steve Jobs, in una biografia che è anche fonte di spunti per creare il proprio stile di management vincente.

lunedì 5 settembre 2011

Kaizen

Il Kaizen è una strategia di management giapponese che significa "cambiare in meglio" o "miglioramento lento e continuo": un credo che si basa sulla convinzione che tutti gli aspetti della vita possano essere costantemente migliorati.
Deriva dalle  parole giapponesi “kai” che significa "continuo" o "cambiamento" e “zen” che significa "miglioramento", "meglio".
Questo metodo giapponese incoraggia e caldeggia piccoli miglioramenti da farsi giorno dopo giorno, in maniera continua. Il kaizen, presentato inizialmente da Toyota e applicato sempre più in tutto il mondo, si basa sul principio che l'energia viene dal basso, ovvero sulla comprensione che il risultato in un'impresa non viene raggiunto dal management, ma dal lavoro diretto sul prodotto.
L'aspetto più importante del Kaizen è proprio il processo di miglioramento continuo che c'è alla base. Si tratta di un metodo soft e graduale che si oppone alle abitudini occidentali di eliminare ogni cosa che sembra non funzionare bene per rifarla da capo.
In Giappone, tra l'altro, dove ha avuto origine il concetto di Kaizen, questo strumento si applica a tutti gli aspetti della vita, non solo al posto di lavoro.
Kaizen è la parola che fu originariamente utilizzata per descrivere l'elemento chiave del Sistema di Produzione Toyota col significato di "fare le cose nel modo in cui andrebbero fatte". Significa creare un'atmosfera di miglioramento continuo cambiando il proprio punto di vista e il modo di pensare per fare qualcosa di meglio rispetto a quello che già si fa.
Nell'utilizzo pratico, il Kaizen descrive un ambiente in cui l'azienda e gli individui che vi lavorano si impegnano in maniera proattiva per migliorare i processi.
La base del miglioramento è quella di incoraggiare le persone ad apportare ogni giorno piccoli cambiamenti nella loro area di lavoro.
L'effetto complessivo di tutti questi piccoli cambiamenti, nel tempo, diventa significativo, specialmente se tutte le persone ed i loro responsabili si impegnano in prima persona nel seguire questa filosofia.
I miglioramenti, di solito, non sono accompagnati dall'utilizzo di tecniche sofisticate o costose o dall'impiego di materiali particolari. Invece di investire più soldi nell'acquisto di nuovi macchinari o attrezzature, infatti, il Kaizen porta l'organizzazione a fare più attenzione a dettagli importanti che, spesso, vengono trascurati. I manager, dunque, vengono incoraggiati a migliorare l'efficienza delle infrastruture già esistenti piuttosto che ad investire nuove risorse comprandone di nuove.
Semplificare significa focalizzarsi sulla semplificazione dei processi, spezzandoli in sottoprocessi e cercando di migliorare in maniera autonoma ognuno di essi.
La forza di base che spinge le persone ad applicare il Kaizen è l'insoddisfazione per una certa situazione vigente in azienda, non importa quanto questa sia stimata e quotata all'esterno. Restare fermi e non migliorarsi, infatti, significherebbe permettere alla concorrenza di avere la meglio.
L'azione di essere creativi nel risolvere un problema e di cercare di migliorarsi, non solo forma le persone ma le incoraggia anche ad andare al di là dei propri limiti.
L'idea fondamentale che sta dietro al Kaizen è strettamente collegata al ciclo di Deming (o ciclo PDCA):
  • una persona ha un'idea per migliorare qualcosa (Plan)
  • vengono fatte delle prove e delle simulazioni per verificare la validità dell'idea (Do)
  • i risultati raggiunti vengono valutati per stabilire se l'idea ha centrato l'obiettivo che si era posta (Check)
  • se è così, si cambiano le procedure standard, adottando il nuovo metodo (Act)
Il Kaizen coinvolge ogni collaboratore, dalla Direzione agli operai. In particolare, la Direzione deve sforzarsi, in prima battuta, ad aiutare i collaboratori a fornire suggerimenti per il miglioramento del lavoro del singolo e dell'azienda in generale, non importa quanto essi siano centrati. Questo modo di fare aiuterà le persone ad essere più critiche e le spingerà ad esaminare meglio il modo in cui fanno le cose.
Nella seconda fase di implementazione della metodologia, invece, occorrerà insegnare ai collaboratori a fornire suggerimenti migliori e più centrati. Per raggiungere questo risultato, però, bisogna fornire ai collaboratori le conoscenze e le basi necessarie per riuscire ad analizzare problemi ed ambiente.
Le aree principali per le quali è utile fornire suggerimenti tesi al miglioramento sono:
  • il lavoro dei singoli
  • il risparmio di energia, materiali e altre risorse
  • l'ambiente di lavoro
  • i macchinari, le attrezzature e i processi
  • il lavoro negli uffici
  • la qualità dei prodotti
  • i nuovi prodotti
  • il Customer service
Mettendole a confronto, possiamo appurare che la filosofia occidentale può essere riassunta con: "se non è rotto, non aggiustarlo", quella giaponese o del Kaizen, invece, è: "fallo bene, rendilo migliore, miglioralo ancora anche se funziona perché solo così possiamo competere con chiunque".
Proprio questo modo di fare ha permesso a Toyota, una delle aziende che hanno più utilizzato il Kaizen nella loro storia, di ottenere in un slo anno 75.000 suggerimenti da 7.000 lavoratori e di implementarne quasi il 99%.



domenica 28 agosto 2011

TOP TEN LIBRI di Delia Tinelli

1.     Walt Whitman: LEAVES OF GRASS
2.    Sylvia Plath:  SELECTED POEMS
3.    Virginia Woolf:  MRS. DALLOWAY
4.    Pirandello:  UNO, NESSUNO, CENTOMILA
5.    Conrad:  HEART OF DARKNESS
6.    Emily Dickinson:  POEMS
7.    Edgar Lee Masters:  SPOON RIVER
8.    J.P. Sartre:  HUIS CLOS
9.    Daniel Pennac:  COMME UN ROMAN
10.  W. Shakespeare:  LE TRAGEDIE
Siccome sono mamma ecco anche una lista di 10 letture per bambini e ragazzi (che peraltro vanno bene anche per gli adulti):
  1. A. de Saint Exupéry: Le petit prince
  2. C. Collodi: Pinocchio
  3. D. Pennac: L'occhio del lupo
  4. Robin Hood
  5. Mark Twain: Le avventure di Tom Sawyer
  6. Lewis Carrol: Alice nel paese delle meraviglie
  7. R. Loius Stevenson: L'isola del tesoro
  8. Racconti sui cavalieri della tavola rotonda
  9. Storie della mitologia classica
  10. Hector Malot: Senza famiglia

domenica 31 luglio 2011

ELOGIO DEI PIEDI- Erri De Luca

Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, co elme le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

giovedì 28 luglio 2011

TOP TEN LIBRI di Andrea Capizzi



1)    IL PADRINO di MARIO PUZO - Ottima trasposizione cinematografica, non esente però da tagli grossolani.
2)   IL SIGNORE DEGLI ANELLI, TRILOGIA di J.R.R. TOLKIEN – Il film rappresenta bene il testo e le immagini.
3)   IDI DI MARZO di VALERIO MASSIMO MANFREDI – Film in produzione.
4)   ULTIMA LEGIONE di VALERIO MASSIMO MANFREDI – Scritto a fini cinematografici.
5)   I PILASTRI DELLA TERRA di KEN FOLLETT – Splendida serie televisiva molto aderente al romanzo originale.
6)   MONDO SENZA FINE di KEN FOLLETT
7)   THE DOME di STEPHEN KING
8)   IL GATTO NERO di EDGAR ALLAN POE
9)   CUORE RIVELATORE di EDGAR ALLAN POE
10) IO SONO LEGGENDA di RICHARD MATHESON – Film di tutto rispetto, ma molto poco aderente al testo.

domenica 24 luglio 2011

PRINCIPI NECESSARI PER TACERE, ABATE DINOUART (1771)

-È bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio.

-Esiste un momento per tacere. così come esiste un momento per parlare.

-Nell'ordine, il momento di tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente.

-Tacere  quando si è obbligati a parlare è segno  di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno  di  leggerezza e scarsa discrezione.

-Mai l'uomo è padrone di sé come quando tace: quando parla sembra, per così dire, effondersi e dissolversi nel discorso, così che sembra appartenere meno a se stesso che agli altri.

-Quando si deve dire una cosa importante, bisogna stare particolarmente attenti: è buona precauzione dirla prima a se stessi, e poi ancora ripetersela, per non doversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi.

-Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo: in questi casi l'ultima cosa da temere è saper conservare il silenzio.

-Il riserbo necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioni consuete della vita, non è virtù minore dell'abilità e della cura richieste per parlare bene; e non si acquisisce maggior merito spiegando ciò che si fa piuttosto che tacendo ciò che si ignora. Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo: è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli.

-Il silenzio può talvolta far le veci della saggezza per il povero di spirito e della sapienza per l'ignorante.

-Si è naturalmente portati a pensare che chi parla poco non è un genio e chi parla troppo, uno stolto o un pazzo: allora è meglio lasciar credere di non essere genii di prim'ordine rimanendo spesso in silenzio, che passare per pazzi, travolti dalla voglia di parlare.

-È proprio dell'uomo coraggioso parlare poco e compiere grandi imprese; è proprio dell'uomo di buon senso parlare poco e dire sempre cose ragionevoli.

-Qualunque sia la disposizione che si può avere al silenzio, è bene essere sempre molto prudenti; desiderare fortemente di dire una cosa, è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla.

-Il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre: si può qualche volta tacere un pensiero, mai lo si deve camuffare. Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di  essere discreti senza apparire tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna.
da  "L’arte  di tacere” dell' Abate Dinouart (1716-1786)


giovedì 7 luglio 2011

LA RICERCA DELLA FELICITA'


Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa.
Se hai un sogno tu lo devi proteggere.
Quando le persone non sanno fare qualcosa
lo dicono a te che non la sai fare.
Se vuoi qualcosa, vai e inseguila.
Punto.

lunedì 4 luglio 2011

TOP TEN LIBRI (quelli che non puoi non aver letto) di Ugo Sajini

Questa è la sua lista:
G. Miller - Un Cantico per Leibovitz  (se dev’essere  fantascienza che sia così)
T. Capote - Si  Sentono le Muse  (poesia e pettegolezzo)
F. de Roberto  - I Viceré  (dinastia sull’aia)
M. Bellonci -  Lucrezia Borgia  ( nessuno mai ha descritto a questo modo  l’essenza dell’oro)
F. Sanvitale - Il Figlio dell’Impero  (non sono un’aquila, per fortuna)
C. Potok - Danny l’Eletto  (adolescenza con padre padrone)
Le Carrè - La Talpa  (calma piatta al di sopra del temporale)
M. Proust - La Ricerca del Tempo Perduto (puro umorismo nelle descrizioni, pura noia nella  trama)
Roddy Doles - The Commitments (voglio essere un rocker per sempre)
A. Camilleri  - Il Birraio di Preston    (il magnifico scherzo, frutto dell’errore)
immagine di libri sovrapposti

martedì 28 giugno 2011

TOP TEN LIBRI (quelli che non puoi non aver letto) di Marco Franchini , Enologo

Questa è la sua lista:
1) Il Piccolo Principe -  Antoine de Saint-Exupéry  (lo lessi da bambino e non mi piacque, lo lessi a 16 e ne   fui incuriosito, lo rilessi a 25 e non posso farne a meno)
 2) Il nome della rosa - Umberto Eco  (intramontabile. )
 3) Jack Frusciante è uscito dal gruppo - Enrico Brizzi  (è un must per la mia generazione, ognuno di noi dell'83 si è sentito Alex e ognuno di noi ha avuto la propria Aidi)
 4) Il settimo papiro - Wilbur Smith  (il libro preferito del mio autore preferito)
 5) Marcovaldo - Italo Calvino  (semplicemente capisco intimamente il bisogno di Marcovaldo di evadere da una realtà spesso vissuta come una gabbia)
 6) Il gabbiano Jonathan Livingston - Richard Bach (osare l'impossibile, osare perdere)
 7) Se questo è un uomo - Primo Levi  (per capire dove l'uomo può arrivare.)
 8) Seta - Alessandro Baricco  (non so perchè..)
 9) Il vecchio e il mare - Hernest Hemingway (sono un pescatore... )
 10) Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - Luis Sepulveda (ogni tanto pensare agli altri non fa male.. )

lunedì 20 giugno 2011

LA NUOVA INCREDIBILE AVVENTURA DI ALEX BELLINI,



Alex Bellini é pronto per la LA-NY FOOTRACE 2011 - Partirà il 19 giugno da Huntington Beach California. La corsa di 70 tappe per 70 giorni con percorrenze di 70 km al giorno, attraversando 15 differenti stati per raggiungere New York il 27 agosto.
Alex dovrà affrontare le temperature estreme del deserto del Nevada e il clima freddo del New Mexico. Scenderà nelle distese dell´Oklahoma, passerà il Missuri con i suoi fiumi, attraverso il Mississippi e l´Illinois fino alla Pennsylvania e finalmente raggiungerà la Grande Mela. 
"Dal momento in cui ho deciso di prendere parte a questa incredibile avventura, ho riconosciuto che sarebbe stata dura. Ci saranno giorni stupendi e giorni nei quali sarà talmente faticoso che desidererò di correre via, in tutti i sensi! Questa é la vita. I primi 20 giorni, correre attraverso il deserto sarà estenuante, poi probabilmente il percorso prenderà una piega meno estrema ma sempre impegnativa. Spero solo di arrivare alla fine in un buono stato fisico e con un pesante bagaglio di splendidi ricordi allora tornerò a casa, alla mia vita regolare, dalla mia famiglia, mia moglie, la nostra prima bambina e dalla seconda, che nascerà ad agosto."

Italian athlete extraordinaire, Alex Bellini, will run the LA-NY Footrace 2011 starting on June 19  in Huntington Beach, CA. The race will take him through 70 stages, covering fifteen different U.S. States averaging 40-45 miles per day, 3220 total miles and ending on August 27, 2011 in the Big Apple.The race route will go across the extreme hot temperatures of the desert of Nevada and the cold of New Mexico. It will descend to the expanses of Oklahoma, move along Missouri with its rivers, cross Mississippi and Illinois to Pennsylvania and finally reach New York City. Alex adds, “Since the moment I decided to be a part of this amazing adventure, I knew it would be tough. There will be good days, easy runs, but also bad days where I will want to run away, literally. This is life! The first 20 days, running through the desert will be extremely tough, then the race will become, kind of, easier. I just hope to arrive at the finish line in a healthy state with unforgettable memories and going back to my regular life with my family, which may be grown by one with the expectancy of my second daughter in August.”

lunedì 13 giugno 2011

TOP TEN LIBRI (quelli che non puoi non aver letto) di Antonella Facchinelli

ANTONELLA si occupa di vivere bene la vita. Le piace vedere sorridere la gente ed ascoltare storie.
Ama la poesia ed ogni giorno si augura il bis di tutte le bellezze. CON-TATTO è il titolo del suo primo libro di poesie edito da Lietolle  http://www.lietocolle.info/it/facchinelli_antonella_con_tatto.html

Questa è la sua lista:

  1. Un amore   -  Dino Buzzati
  2. In alto a sinistra   - Erri De Luca
  3. Cent'anni di solitudine   - Gabriel Garcia Marquez
  4. Le città Invisibili   - Italo Calvino
  5. Che tu sia per me il coltello   -  David Grossman
  6. Bestia di Gioia   - Mariangela Gualtieri
  7. Il contrario di uno   - Erri De Luca
  8. La Buona Terra   - Pearl S. Buck
  9. Tutti i nomi   - Saramago
  10. Oltre il confine   - Cormac Mc Carthy
 
 

mercoledì 8 giugno 2011

TOP TEN LIBRI (quelli che non puoi non aver letto) di Micaela Capelli

Micaela è investment banker e si occupa di finanza straordinaria da 12 anni
ma ha anche altri grandi interessi come i viaggi, la fotografia, il coaching.
Si definisce "appassionata".

Questo è la sua lista:
1. Antoine de Saint-Exupéry - "Il Piccolo Principe", per il colore del grano
2. e 3. Alessandro Baricco - "Oceano Mare", per il rumore del mare, e il vento da Nord, su tutto; e "Questa Storia", perchè chi non fa ciò per cui è nato, non fa che aspettare, o ricordare
4. Michail Bulgakov - "Il Maestro e Margherita": perchè da qualche parte devo ancora avere il mio mazzo di fiori gialli
5. Paulo Coelho - "Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto": per la persona che me lo ha prestato, letto in un pomeriggio di mille anni fa, e per avermi ricordato l'importanza di rompere un bicchiere, ogni tanto
6. William Somerset Maugham: "The Moon and Sixpence": la fantasia che rilegge la realtà, che supera la fantasia...
7. Elisabeth Gilbert - "Eat, Pray, Love": perchè in effetti non dovremmo dedicarci ad altro :-)
8. Jennifer Abrahamson - "Autostop per Baghdad": per il mio carissimo amico che me lo ha regalato, e per aver dato un senso al bisogno di dare
9. Tracy Chevalier - "Girl with a Pearl Earring": perchè sarebbe meraviglioso se fosse andata così
10. Jostein Gaarder - "Il mondo di Sofia"; "L'Enigma del solitario"; "Maya": per le domande sul senso della vita, gli enigmi, e un posto alle Fiji che sembra un sogno e invece è vero (e ne ho le prove)

domenica 5 giugno 2011

Recensione: IL DITO E LA LUNA di Alejandro Jodorowsky


Nel 1961 Alejandro Jodorowsky ha seguito in Messico gli insegnamenti del maestro zen Ejo Takata che era solito raccontare storie che Jodorowsky annotava pazientemente nei suoi taccuini. In queste pagine l'autore raccoglie sessanta di quei racconti commentandoli e svelando il significato profondo nascosto in ciascuno di essi. Queste storie, haiku e koan della più classica tradizione zen rendono il discepolo capace di guardare oltre il dito, e ammirare direttamente la bellezza della luna.


Il dito e la luna. Racconti zen, haiku, koan

lunedì 30 maggio 2011

TOP TEN LIBRI (quelli che non puoi non aver letto) di Natalia Radice

Natalia Radice conduce uno spazio dedicato ai libri nel programma Zerox che va in onda ogni mercoledì sera su Radio Hinterland  www.radiohinterland.com.
Inoltre collabora dal 2009 alla rivista letteraria on line Segreti di Pulcinella con poesie e racconti  (http://www.segretidipulcinella.it/). 

                                                   Questo è la sua lista:


La boutique del mistero          di D. Buzzati
Il barone rampante               di I. Calvino
Terra del Fuoco                  di Francisco Coloane
Kim                              di Kipling
Importanza di capire             di Lin Yutang
Moby Dick                        di Melville
Siddharta                        di H. Hesse
Le vie dei canti                 di Bruce Chatwin
Storia dell'assedio di Lisbona   di Saramago
Dona Flor e i suoi due mariti    di Jorge Amado
Cronache marziane                di Bradbury


mercoledì 25 maggio 2011

Perché le persone gridano quando sono arrabbiate? Mahatma Gandhi


Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" disse uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: "allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
"Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."

martedì 17 maggio 2011

Cos'è il coaching?


Cocchiere è la traduzione letterale del termine coach, colui che ti porta da un punto ad un altro in un percorso preciso.

martedì 10 maggio 2011

Troppi ricordi bloccano il nostro cervello e la memoria perde colpi

Quarterly Journal of Experimental Psychology
Uno studio realizzato da un team dell'università di Montreal e pubblicato sul Quarterly Journal of Experimental Psychology sostiene che l'eccesso di traffico rallenta i ragionamenti e favorisce le amnesie. Il consiglio (di difficile attuazione): sgombrare la mente dai "carichi" superflui. L'età in cui la testa lavora meglio è a 23 anni
E' meglio rinunciare a ricordare il superfluo e concentrarsi solo sulle cose necessarie. Pur difficile da mettere in pratica, questo stratagemma rappresenta, secondo i ricercatori canadesi della Concordia University di Montreal, uno dei pochi modi per evitare di perdere colpi, scongiurare le amnesie e rendere più fluidi i ragionamenti.
La tesi è lo sbocco di uno studio pubblicato sulla rivista Quarterly journal of experimental psychology 1 e secondo il quale, più che un rallentamento della funzione cognitiva, come accade ad esempio negli anziani, a confondere i pensieri può essere l'eccessivo traffico e ingombro di cose da ricordare nella zona del cervello che custodisce la memoria.
I ricercatori hanno analizzato un campione di 60 persone: la metà aveva una media di 23 anni, l'altra parte del gruppo di 67. Ad ogni partecipante è stato chiesto di eseguire alcuni esercizi per valutare la capacità memoria e dei test psicologici. Nella prima parte dell'esperimento i volontari hanno letto una specie di copione fatto di frasi dalle quali bisognava estrarre un significato logico. Al termine del test, dovevano ricordare anche l'ultima parola di ogni periodo. Nella seconda parte dello studio veniva mostrata una foto con otto animali. I partecipanti dovevano memorizzare l'ordine in cui erano apparsi.
Il gruppo composto di anziani ha faticato a memorizzare le informazioni "fresche". Secondo i ricercatori questo accade non solo per un deficit legato all'invecchiamento o alla perdita di neuroni, quanto per una difficoltà a neutralizzare le informazioni irrilevanti.
"Abbiamo constatato che gli anziani hanno più difficoltà a sbarazzarsi delle informazioni precedenti", spiega Mervin Blair, coordinatore della ricerca, che ha testato sui due gruppi il meccanismo che può mandare in tilt logica e riflessione. Se l'età in cui la mente è più libera e lavora meglio è 23 anni, rileva il ricercatore, dopo i 67 anni il peso dei ricordi è insomma una zavorra di cui è difficile fare a meno. Consigli per evitare "rallentamenti"? "Ridurre l'ingombro dei pensieri rilassandosi con esercizi per pulire la mente", spiega Blair. Ma anche apprendere un'altra lingua o imparare a suonare uno strumento musicale aiutano a tenere il cervello più giovane.

sabato 7 maggio 2011

JFK: We choose to go to the moon

Perchè dicono alcuni, la luna? E potremmo ugualmente chiedere, perchè scalare la montagna più alta?
Scegliamo di andare sulla Luna in questo decennio e di fare altre cose, non perché esse siano semplici, ma perché sono difficili; poichè quell'obiettivo ci servirà a raccogliere e mettere alla prova la parte migliore delle nostre capacità.
Questa è la sfida che vogliamo accettare, che non vogliamo posticipare e che vogliamo vincere",
John F. Kennedy, 12 settembre 1962.





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