domenica 12 maggio 2013

Fabrizio in vetta al Shisha Pangma

10 Maggio La sveglia l'ho puntata per tempo, ma tanto di dormire non se ne parla. Alle 2 di questa ultima possibilità di condizioni meteo utilizzabili, apro la zip della tenda. Sono al campo due intermedio, a 7100m. Vento. Freddo, tanto. Con alcuni altri alpinisti iniziamo a salire il canale di neve e roccia che in tre ore ci porterà a Campo 3. Dove se il vento non strappasse le tende avremmo dovuto dormire anche noi. Un pegno in più, da aggiungere al dislivello della salita di questo ultimo giorno, per poter tentare. A C3 ci investe la luce, quando ancora in valle è notte, che sempre tutto semplifica e motiva; iniziamo la risalita della cresta che, per roccette, scivoli di neve e ghiaccio conduce, un bel po' più in là, verso la vetta Centrale. Ogni passo è il risultato di un ragionamento, di motivazioni, di volti.. Con i suoi tempi. E' una giornata lunga quella che sto vivendo, ma, dopo tante giornate in cui non si sapeva nulla, se non che dovessero passare, ho la possibilità di viverla.. Sguardi tutt'attorno, emozioni, l'esserci, l'averlo voluto, sono la ricompensa di una fatica importante. Sono veloce ed in una decina di ore sono sulla Centrale :) Fretta di qualche scatto, emozioni poche, non è ora che si vive la pienezza.. Fretta di scendere, perchè è tutta da rifare! Un primo sbuffo di nuvole. Paura? Nel frattempo le nuvole chiudono la montagna ed in poco cominciano folate di vento più forte e neve dal basso, e poi la bufera. Tra corde fisse ed adrenalina il problema non è trovare la via, ma quanto cazzo di freddo fa! Durante la discesa incontro alpinisti e mi chiedo chi glielo fa fare. A loro, per la vetta, ancora due-tre ore, per poi discendere.. Io tornerei indietro! Non credo di avere pensato a molto al di fuori della contingenza, ma a tratti ho anche guardato dall'esterno la situazione. Non paura, ma certo consapevolezza. Un passo via via, su gambe instabili, su neve instabile, gestendomi in modo instabile tra le difficoltà, perdo quota. Con il buio ancora lontano qualche ora sono finalmente di nuovo al campo, in tenda, sfinito, apatico. Voglia di dormire, per pensare, poi.. 11 Maggio Da allora un altro giorno di discesa, altre nove ore di discesa. Sono ora al ABC, nelle comodità :), con un bel po' di cose vissute in più. So di essere molto più fragile di quel che pensavo, e questo è un bel po' di esperienza in più. Sono felice, come il bambino che vive in me. Sono felice, perchè Tibet Project non è stata solo una follia mia, ma un progetto di sport e solidarietà che ha coinvolto tanti, partito dalla mia testa bucata, si, e dove ci ho messo la faccia, ma che è stato condiviso. Nulla mi sembra valga di più. 
https://www.facebook.com/pages/Tibet-Project/519010938118175?hc_location=stream

giovedì 9 maggio 2013

Addio a Ottavio Missoni


Ottavio Missoni è morto nella sua casa di Sumirago nel varesotto, all'età di 92 anni.
Più che come stilista, mi piace ricordarlo come grande protagonista dell'atletica leggera italiana .
Nel 1935 vestì la maglia azzurra, nella specialità dei 400 metri piani e nei 400 metri ostacoli. In carriera ha conquistato otto titoli nazionali. Nel 1939 conquistò il campionato mondiale studentesco a Vienna. 
Partecipò alle Olimpiadi di Londra, dove si classificò sesto nella finale dei 400m ostacoli e correndo come secondo frazionista nelle batterie della staffetta 4×400 metri.

domenica 5 maggio 2013

John Lennon e felicità


 
Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “essere felice”.
Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.
 John Lennon

giovedì 2 maggio 2013

GIORGIO NARDONE - Come vincere le ossessioni che ci rendono schiavi

CHI SI LAVA TROPPO LE MANI, CHI SI STRAPPA I CAPELLI..... MA CONTRO LE MANIE C'E' UNA STRATEGIA SPERIMENTATA

A tutti viene ogni tanto il dubbio di non aver chiuso a chiave l'auto. Ma andare a controllare ogni dieci minuti non è sano. Così come lavarsi le mani cento volte al giorno. Eppure lo fanno in tanti: circa il 5% degli italiani adulti si rivolge allo psicoterapeuta per liberarsi dalla schiavitù dei rituali irrazionali e ripetitivi tipici del disturbo ossessivo compulsivo. Lo dice Giorgio Nardone, direttore della scuola di specializzazione post-universitaria di psicoterapia ad Arezzo, nel libro Ossessioni, compulsioni, manie.

Il disturbo più diffuso è l'impulso a lavarsi eccessivamente per il terrore di essere contaminati dalle cose con cui si entra in contatto spiega l'esperto, che negli ultimi 25 anni ha curato, attraverso le cliniche che in diverse parti del mondo applicano la sua Terapia breve strategica, oltre 15 mila pazienti. Tutto parte da un dubbio: "E se questa cosa è sporca?". Così si comincia a ripulire un oggetto, e a lavare le parti del corpo con cui l'abbiamo toccato, e sentiamo di stare di meglio. Fin dalle prime volte, il fatto che questo "copione" che mettiamo in atto ci faccia sentire meno angosciati innesca la trappola: siccome la soluzione ci sembra efficace, la ripetiamo. Tuttavia, superata una certa soglia di ripetizioni, il comportamento diventa irrazionale e sfocia in patologia.

Come si cura? Lo psicoterapeuta dice al paziente che la prossima volta che sentirà il bisogno di lavarsi, dovrà ripetere il rituale cinque volte. Non si proibisce il rituale, ma lo si trasforma in un "contro rituale" terapeutico spiega Nardone....

Articolo il Venerdì di Repubblica - Scienze, 25.04.13

mercoledì 1 maggio 2013

Quando corro di Murakami Haruki




"Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io corra per raggiungere il vuoto. In quella sospensione spazio-temporale, pensieri ogni volta diversi si insinuano naturalmente nel mio cervello. E' naturale, perché nell'animo umano non può esistere il vuoto assoluto. Il nostro spirito non è abbastanza forte per concepire il nulla, e inoltre non è coerente. Insomma, i pensieri che si avvicendano nella mia mente mentre corro sono semplicemente dei derivati del nulla, tutto lì. Si formano ruotando intorno al nulla. Somigliano alle nuvole che vagano nel cielo. Nuvole di grandezza e forma diverse che arrivano, e se ne vanno, semplici ospiti di passaggio. Ciò che resta è soltanto il cielo, che è sempre lo stesso".

LETTORI FISSI