venerdì 14 settembre 2012

Ripartire

 
Ripartire
Quando è iniziato il ritorno?
Forse quando ho abbracciato con gli occhi la porta del faro di Fisterra, calpestando come i pellegrini fanno da mille anni gli ultimi scogli della terra conosciuta, quello è stato l’inizio del rientro nella realtà.
Due parole riecheggiavano nel cielo della Galizia portate dal vento della storia: “Fin del Camino”.
Il rientro durato qualche giorno è stato pigro ed ovattato per dare al vissuto l’occasione di depositare e lavorare in profondità.
La profondità è una costante del Cammino, le  emozioni cosi come i timori di quel pezzo di vita sono profondi;  la stanchezza lo è, subdola e pesante; anche le relazioni con gli altri lo sono, già intime  dopo poche ore e immenso è il rapporto con la natura.
Tutto  sprofonda in un abisso che non pensavo tanto vasto e riemerge come lava di un vulcano, improvvisa, potente e lenta livella tutto ciò che trova.
Alla fine mi ritrovo in uno stato di consapevolezza che riempie.
 
Tornare da un’esperienza cosi imponente è un momento speciale e delicato, parlarne è mettersi a nudo. C’è un passato recente che ancora fa svolazzare le farfalle nella pancia, c’è un velo di tristezza per una cosa che so non potrà ripetersi, c’è la velocità del mondo alla quale mi ero disabituato camminando per un mese intero a poco più di 3 chilometri l’ora e poi ci sono le persone che trovo, che sapevano o che hanno saputo di quei 912 chilometri fatti passo dopo passo.
Quando le incontro mi chiedono perché e come, ma sono domande alle quali non riesco a rispondere. Potrei sempre cavarmela con le parole del mio amico francese Jean Paul dicendo “Perché no?”.  Potrei dire che la mia vita è quella cosa lì, lasciare le certezze e farsi invadere dai dubbi, lasciare le comodità e arrangiarmi con il poco oppure che amo pensare al mio limite e tentare di superarlo, ma poi lascio perdere e rispondo semplicemente che mi piace esplorare e scoprire.
Parole brevi pronunciate nella speranza che chi le ascolta possa leggere nei miei occhi almeno un piccolo frammento delle enormi emozioni che ho vissuto in quei giorni, che mi hanno inondato e cambiato, augurandomi che quella luce possa illuminare anche loro e fargli perdere l’indecisione nell’affrontare  esperienze pure e totalizzanti, trovando da qualche parte il coraggio per dire che si può fare,  che si può correre il rischio, che non si deve rimandare oltre.
 
Al rientro il mio volto è stato per una decina di giorni la testimonianza dell’accaduto con quella barba folta che mai avevo avuto, segno tangibile, tatuaggio di un’esperienza che occorre avere il coraggio di testimoniare per dare speranza e dimostrare che i limiti sono solo dentro di noi e si nutrono dei nostri dubbi e delle nostre paure.
Quando agiamo trasformando i nostri  “mi piacerebbe fare” in “ora faccio” tutto diventa possibile e ci accorgiamo che camminare per 900 chilometri è la cosa più naturale del mondo, si tratta solo di mettere un piede davanti all’atro come gli uomini fanno dalla notte dei tempi.
Lasciare le certezze e imboccare strade nuove e sconosciute ci rimette in contatto con le nostre potenzialità e ci trasforma in persone migliori che sono in grado di dare agli altri speranza e felicità creando quella spirale virtuosa che include e si espande nel mondo.
 
Sono tornato, ed è già ora di ripartire.
 
Cammino di Santiago, Agosto Duemilaedodici                                                        AZ

martedì 4 settembre 2012


Non ci sono parole per descrivere l'enorme emozione che ho provato inginocchiandomi per baciare il lastricato secolare della Cattedrale di Santiago de Compostela dopo aver camminato 818km in 26 giorni.

Dal 26 luglio al 26 agosto 2012 ho percorso a piedi i 910 KM che separano San Jean Peid de Port da Fisterra lungo il CAMMINO DI SANTIAGO DE COPOSTELA in Spagna, è stata un esperienza straordinaria, unica, totalizzate.

LETTORI FISSI